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Tempo fa, durante una conversazione con uno storyteller statunitense, parlammo delle rispettive fasi politiche dei nostri Paesi e – pur condividendo posizioni e valori con tutte le differenziazioni del caso – mi colpì molto ciò che disse riguardo al
rapporto tra democratici e repubblicani negli USA.Sebbene tenne a sottolineare di non poter parlare per tutti i suoi concittadini, con tutte le particolarità intrinseche in ogni singolo Stato, mi disse che un paio di volte – l’uomo è sui sessanta – aveva votato per un presidente repubblicano. Stupito, gli domandai come fosse stato possibile e lui mi rispose così: perché la nostra parte, come la loro, periodicamente deve stare all’opposizione. Quei quattro anni sono indispensabili e assai utili per mettersi in discussione e capire cosa hai sbagliato, dalla scelta delle priorità al modo con il quale comunichi con la gente che in teoria dovrebbe votarti. Perché è a questo che serve stare all’opposizione. Ha rimarcato che è uno dei pilastri del modo di vivere la politica democraticamente negli USA.
Ecco, seppur consapevole che tale approccio non sia del tutto applicabile qui da noi – non mi sognerei mai di votare per quelli e non lo consiglio a nessuno – ritengo che il resto sia invece qualcosa di colpevolmente assente nella nostra cultura politica…
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